Un nuovo studio pubblicato sul Journal of Behavioral Addictions e condotto dai ricercatori dell’Università di Rochester svela un legame tra attività cerebrale e sintomi di dipendenza da videogiochi negli adolescenti, offrendo spunti significativi per genitori e educatori. “Per molti genitori, capire quanto tempo dedicare ai videogiochi e dove tracciare il confine tra uso sano e comportamenti problematici è una delle preoccupazioni principali,” afferma John Foxe, PhD, direttore del Del Monte Institute for Neuroscience e co-autore dello studio. “Questi dati ci aiutano a fornire alcune risposte.”
I ricercatori hanno analizzato i dati di 6.143 adolescenti, di età compresa tra i 10 e i 15 anni, per un periodo di quattro anni. Nel primo anno, ai partecipanti sono state effettuate scansioni cerebrali tramite risonanza magnetica funzionale (fMRI) mentre svolgevano un’attività legata alla ricezione di una ricompensa monetaria. Nei successivi tre anni, gli stessi ragazzi hanno risposto a questionari sui sintomi di dipendenza da videogiochi.
I risultati mostrano che gli adolescenti con sintomi crescenti di dipendenza presentavano, già al primo anno, una minore attività cerebrale nelle aree legate al processo decisionale e alla risposta alle ricompense. Questi dati suggeriscono che una ridotta sensibilità alle ricompense, in particolare quelle non legate al gaming, potrebbe influenzare lo sviluppo di comportamenti problematici legati ai videogiochi.
“Giocare ai videogiochi non è intrinsecamente dannoso,” spiega Daniel Lopez, PhD, primo autore dello studio e ricercatore presso l’Oregon Health & Science University. “Tuttavia, il nostro studio evidenzia che alcune persone sono più suscettibili a sviluppare sintomi di dipendenza rispetto ad altre. Questo è cruciale per i genitori, che devono trovare un equilibrio tra il consentire l’uso dei videogiochi e il prevenire abitudini malsane.”
La ricerca si basa sui dati del Adolescent Brain Cognitive Development (ABCD) Study, uno dei più grandi studi longitudinali sullo sviluppo del cervello negli adolescenti. Questo progetto, avviato nel 2015, coinvolge 11.878 giovani da pre-adolescenza all’età adulta, creando standard di riferimento per lo sviluppo cerebrale.
“Grazie a questo vasto set di dati, ora possiamo identificare regioni cerebrali specifiche associate alla dipendenza da videogiochi negli adolescenti,” afferma Ed Freedman, PhD, co-responsabile del sito di ricerca di Rochester. “Questi risultati ci permettono di porre nuove domande, come l’identificazione precoce dei ragazzi a rischio e la ricerca di comportamenti che possano mitigare tale rischio.”
I ricercatori sottolineano che i dati raccolti a Rochester stanno contribuendo a dibattiti globali sulla salute degli adolescenti, influenzando politiche e raccomandazioni su scala internazionale.
“Questo studio è un passo importante per comprendere i rischi legati all’uso eccessivo dei videogiochi e per promuovere un equilibrio tra sviluppo sano e divertimento,” conclude Foxe.
Tra gli autori dello studio figurano anche Edwin van Wijngaarden, PhD, e Wesley Thompson, PhD, con il supporto dei National Institutes of Health e dell’Università di Rochester.